«Ah, se soltanto tutti i libri fossero così ispirati!»
L’Express Styles

In questo trattato di assurdologia c’è di tutto: cose che prendono la parola, amanti che si azzurrano, critici che si fanno un punto d’onore di ammazzare i loro scrittori, sconcertanti diari di bordo, rigorose relazioni antropologiche su tribù lontane, carcerieri ossessionati, bevitori incalliti, casi clinici, rettifiche che rettificano rettifiche.
Dopo La biblioteca di Gould, Quiriny torna a inanellare una collezione molto particolare di racconti sorprendenti, venati stavolta da un composto humour nero che provoca risate aperte, sorrisi a denti stretti e qualche ghiaccio brivido. Sempre spiazzanti, le Storie assassine sono una prelibatezza raffinata per chi della letteratura ama la lievità e la capacità di far rocambolare la fantasia. (Con stile ed eleganza, beninteso.)

Bernard Quiriny (Bastogne, 1978) è ormai considerato l’erede del grande Marcel Aymé, il maestro della letteratura fantastica francese. Vincitore di numerosi riconoscimenti (Grand Prix de l’Imaginaire, Prix Victor-Rossel ecc.), docente di diritto all’Università della Borgogna, collabora come critico con alcune delle più importanti riviste francesi tra cui «Le Magazine Littéraire».

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