«Lo sguardo di Kluge è anche – nonostante la fermezza intellettuale della sua scrittura – quello fisso e sbigottito dell'angelo della Storia.» W.G. Sebald

Il cinema come una forma di esperienza del mondo antica quanto la luce del sole. Questa la dichiarazione di fede e di amore di uno dei maggiori cineasti, narratori e teorici tedeschi dei nostri tempi.Un proliferare di aneddoti e apologhi fulminanti ed emblematici, carichi di una forza critica che si fa visione, a formare un libro unico, rigoroso come un manuale e pirotecnico come un manifesto. Racconti e riflessioni in bilico tra realtà e finzione che giungono a comporre un’unica grande epica cinematografica. Dall’epopea picaresca dei pionieri ottocenteschi fino ai dietro le quinte del cinema contemporaneo, passando per il ruolo, inquietante e cruciale, giocato dall’uso della pellicola nella Prima guerra mondiale e nel nazismo e per la stagione di rottura delle nouvelles vagues europee, Kluge narra un’avventura bruciante che è stata anche una rivoluzione dello sguardo e del pensiero.
Il ritorno di un autore inclassificabile capace di mettere a nudo con la sapienza del miniaturista i cortocircuiti della Storia e la logica interna all’arte nata per far risplendere i sogni.

Alexander Kluge (1932) è uno dei maggiori registi e scrittori tedeschi della sua generazione. Trionfatore al Festival del cinema di Venezia nel 1968 con Artisti sotto la tenda del circo: perplessi, nel 2002 ha vinto l’Orso d’oro alla carriera al Festival del cinema di Berlino. Compagno di avventure e inquadrature di Fassbinder, Herzog e Wenders, maestro e modello di stile per Enzensberger e Sebald (che lo ha definito «il più illuminista degli scrittori contemporanei»), amato da Pasolini, Kluge si è affermato ormai da decenni come un autore atipico, ibrido e imprescindibile nel panorama europeo contemporaneo. La sua opera teorica e letteraria è tradotta e studiata in tutto il mondo.

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