«Keun sembra tradurre la vita direttamente in letteratura.»
Erika Mann

Gilgi è una ragazza allegra e indipendente, decisa a farsi strada nella vita. È cresciuta in una famiglia borghese, tra mobili che sanno di vecchio e idee di un’epoca ormai superata. Rappresenta, quasi programmaticamente, un esempio limpido e scanzonato di quella che i giornali del suo tempo definiscono – tra stupore e preoccupazione – la «nuova donna».
Quando non lavora come segretaria e dattilografa, ascolta il jazz, fantastica sul futuro, ama flirtare e divertirsi in compagnia di amici come Pit, che pontifica sul socialismo, e Olga, che è affascinante e non ha paura di esserlo.
La sua esistenza, sempre scorsa sui binari di una rigorosa e sognante autodisciplina, deraglia però quando conosce Martin, uno scrittore bohémien capace di scuoterne le certezze costringendola ad affrontare i paradossi e i contrappassi dell’autonomia in un mondo di uomini. L’incontro con l’amore innesca infatti – oltre a un’euforia bruciante – una strenua e vitale sfida per conquistare e difendere la propria libertà, che sfocia in un finale vertiginoso e sorprendente.
Una protagonista memorabile – proprio perché «una di noi» – costella di risa, palpiti e pensieri questo romanzo ilare e sensuale, che per la sua sfacciata modernità negli anni Trenta venne messo al rogo dai nazisti. Un gioiello di stile capace di raccontare con leggerezza e ironia una donna che non si arrende, alla tumultuosa ricerca di una sottile, ingorda, dirompente felicità.

Irmgard Keun (1905-1982) è stata una delle scrittrici più originali del suo tempo ed è al centro ormai da anni di una riscoperta da parte di critica e pubblico. Compagna di Joseph Roth, fu spinta alla scrittura da Alfred Döblin che ne ammirava la vivace intelligenza e l’umorismo fulminante. È autrice di sceneggiature, reportage e una dozzina di romanzi in cui ha raccontato le contraddizioni della società europea prima e durante la Seconda guerra mondiale, concentrandosi in particolare sulla condizione della donna. Le sue opere furono proibite dai nazisti; per tutta risposta l’autrice fece causa allo Stato per danni. All’inizio degli anni Trenta, i suoi Gilgi, una di noi (1931) e Doris, la ragazza misto seta (1932) trasformarono Keun in un caso letterario e la resero una celebrità internazionale. In esilio dopo la censura subita scrisse Una bambina da non frequentare (1936), Dopo mezzanotte (1937) e Kully, figlia di tutti i Paesi (1938).

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21/07/2017 · Cronache letterarie
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