Gianni Celati

Animazioni e incantamenti

“Il chiodo in testa”, “La bottega dei mimi” e altri testi sul teatro e sulle immagini

  brossura con sovracoperta
  gennaio 2017
  456 pagine     € 26,00  € 24,70
  isbn 9788899793166
  a cura di Nunzia Palmieri
  con le fotografie di Carlo Gajani
  con una nota di Pasquale Fameli

Animazioni e incantamenti si apre con Il chiodo in testa e La bottega dei mimi, uno stralunato romanzo epistolare dalla forte componente erotica e una serie di (pseudo) didascalie “teatrali” a corredo di azioni mimiche. Due testi mai più riproposti dal 1974 e dal 1977 – quando vennero pubblicati da una raffinata sigla di edizioni d’arte, la Nuova Foglio Editrice di Pollenza –, due «oggetti soffici» impossibili da circoscrivere e definire (fotofarse? mimoromanzi?) e sostanziati del rapporto – obliquo, in- stabile, appunto «soffice» – fra le parole di Celati e le immagini di Carlo Gajani, che precedette Luigi Ghirri quale mentore del narratore nell’intersezione fra scrittura letteraria e immagine fotografica. In essi mai l’una si fa didascalia, né l’altra illustrazione, vivendo invece di un felice rapporto di insubordinazione reciproca.Seguono, nel volume, un’ampia scelta di scritti, mai raccolti in precedenza, che Celati ha dedicato in un lungo arco di tempo (dal 1966 al 2005) alle immagini dell’arte e della fotografia, compresi alcuni dei bellissimi testi su Ghirri degli anni Ottanta e Novanta: a documentare un sodalizio celebrato e ormai storicizzato. Al di là del loro intrinseco valore, questi saggi – sul «parlato come spettacolo», il riso giullaresco, l’identità in maschera: «animazioni» sceniche e «incantamenti» contemplativi – sono con ogni probabilità i più importanti per capire un’avventura come quella di Celati che, sempre più, ci appare decisiva per il nostro presente e in cui gioca un ruolo cruciale – anche prima della “svolta” che lo ha portato negli ultimi anni a prediligere il racconto filmico rispetto a quello letterario – il pensiero sulle immagini e sul teatro. Nella materia visiva dei due iconotesti degli anni Settanta, come nella partitura concettuale degli scritti precedenti e successivi, ricorre la metafora teatrale. E il concerto fra scrittura e immagine è davvero un «teatro naturale» che – come quello di Oklahoma per Karl Rossmann, il profugo messo in scena da Kafka in America – ci propone, oggi come allora, un’ambigua quanto suggestiva ipotesi di salvezza.In occasione degli ottant’anni di Gianni Celati la collana «fuoriformato» omaggia uno dei suoi principali numi tutelari – nonché un maestro riconosciuto da scrittori di più generazioni – proponendone i testi in assoluto più “fuoriformato”, irriducibili a qualsiasi convenzione di genere e, appunto, format editoriale.A.C.

Gianni Celati (Sondrio, 10 gennaio 1937), di famiglia ferrarese, vive in Inghilterra da molti anni. Il suo esordio nella narrativa fu, nel 1971, Comiche, presentato da Italo Calvino, cui seguirono i testi raccolti nel 1989 in Parlamenti buffi. Più recenti, fra gli altri, Avventure in Africa (Feltrinelli 1998), Cinema naturale (Feltrinelli 2001) e la serie dei Costumi degli italiani (pubblicata nella collana «Compagnia Extra» di Quodlibet fra il 2008 e il 2013). Ha realizzato diversi film, in parte raccolti nel cofanetto Cinema all’aperto (Fandango 2011), cui è seguito Passar la vita a Diol Kadd (libro e dvd, Feltrinelli 2011). Ha tradotto classici (Swift, Hölderlin, Melville, Stendhal, Joyce) e scritto saggi sulla letteratura: a Finzioni occidentali (Einaudi 1975) è seguito presso Quodlibet, nel 2016, Studi d’affezione per amici e altri. La sua produzione narrativa è raccolta nel «Meridiano» Romanzi, cronache e racconti, a cura di Marco Belpoliti e Nunzia Palmieri (Mondadori 2016).

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