«È proprio dove i conti non tornano che comincia la vita.»

Estate 1914. Un’aristocratica villa tra le montagne bavaresi ospita la villeggiatura della famiglia von der Ost: il rigido padre Bruno, banchiere devoto all’esatta legge dei numeri; la sentimentale madre Irene, rapita da un amore segreto; il solitario figlio Paul, undicenne insicuro sulla soglia delle prime confuse inquietudini del desiderio.
Tra quelle valli placide i clangori della Guerra appena scoppiata giungono attutiti come l’eco di un lontano rimbombo, ma di fronte alla mobilitazione generale i già labili equilibri s’incrinano svelando quanto sia fragile la pace che regna in quell’«angolo di quiete». Mentre le irreprimibili leggi della vita stridono con i doveri nei confronti dei morti, il bambino – incapace di comprendere la portata degli eventi, ma determinato a «esercitarsi ad avere coraggio» – parte all’insaputa di tutti per un fronte che non riuscirà mai a raggiungere.
Questo gioiello di classica bellezza di Eduard von Keyserling offre al lettore, tra visioni oniriche e sfumato realismo, un delicato dipinto ad acquerello capace di ritrarre un’epoca crepuscolare, tesa fra il tramonto di un’imperturbabilità ormai perduta, ma ancora vagheggiata, e l’alba di nuove, terribili e forse folli responsabilità.

Eduard von Keyserling (1855-1918) è considerato uno dei maestri del primo Novecento tedesco. Discendente di una famiglia aristocratica, trascorse la giovinezza nel dorato e claustrofobico isolamento della sua nativa Curlandia – l’antica regione baltica dei cavalieri teutonici, oggi in Lettonia – per poi lambire per un breve periodo la bohème di Monaco insieme al drammaturgo Franz Wedekind. La sua esistenza fu presto segnata dalla malattia, una tabe dorsale che lo portò alla paralisi e alla cecità. Amato da Mann e Walser, paragonato a Turgenev e Fontane, è autore di una vasta opera narrativa, spesso ambientata nei castelli della sua infanzia, che racconta con grande finezza psicologica le segrete pulsioni di una società apparentemente immobile.

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