Annie Ernaux: tradurre in Italia un successo europeo.

Alla Casa delle Traduzioni con Lorenzo Flabbi, editore e traduttore de "Il posto", per ripercorrerne le sorti, e il suo sorprendente arrivo in Italia, dopo 31 anni.

informazioni

Apparso in Francia nel 1983, adottato dalle scuole francesi come testo cardine del Novecento, vincitore del Prix Renaudot, "La place", nonostante le sue 500.000 copie vendute in patria, è rimasto un capolavoro nascosto ai lettori italiani. Una casa editrice nata da poco, L'orma, diretta da due traduttori, lo porta finalmente in Italia. Un romanzo che in sole 120 pagine riesce a commuovere raccontando la storia di un’intera famiglia, di un padre operaio e di sua figlia, una delle maggiori intellettuali francesi. Una storia di straordinaria editoria per conoscere l'Europa più da vicino. Sul come si ritrova un capolavoro quasi dimenticato, e come si scopre che le stesse emozioni di una piccola, ordinaria epopea moderna possano riguardare la storia di un intero continente e di tutto un secolo che, forse, non è ancora finito.

Lorenzo Flabbi è critico letterario, traduttore e editore. In Francia ha insegnato letterature comparate alle università di Paris III e Limoges dedicando molti dei suoi scritti agli aspetti teorici della traduzione. Ha tradotto, tra gli altri, Paul Valéry, Stendhal, Agatha Christie e Salman Rushdie.

Il volume
Annie Ernaux
Il posto

La storia di un uomo – prima contadino, poi operaio, infine gestore di un bar-drogheria in una città della provincia normanna – raccontata con precisione chirurgica, senza compatimenti né miserabilismi, dalla figlia scrittrice.
La storia di una donna che si affranca con dolorosa tenerezza dalle proprie origini e scrive dei suoi genitori alla ricerca di un ormai impossibile linguaggio comune.
Una scrittura tesissima, priva di cedimenti, di una raffinata semplicità capace di rendere ogni singola parola affilata come un coltello.
Il posto è un libro autobiografico che riesce, quasi miracolosamente, nell’intento più ambi­zioso e nobile della letteratura: quello di far assurgere l’esperienza individuale a una dimensione universale, che parla a tutti noi di tutti noi.