«Il divertimento è lasciarsi andare a questo ‘Capriccio». Daniela Origlia recensisce “La principessa Brambilla”
«Bosc aumenta lo spazio inventando un Giappone immaginario, un mondo non altro dal nostro dove però gli equilibri sono cambiati». Lara Ricci recensisce “Il passo della mezza luna”
Christoph Ransmayr indaga il rapporto tra letteratura ed esplorazione. L'intervista di Antonio Politano allo scrittore austriaco vincitore del Premio Navicella d'Oro per la letteratura.
«La scrittrice sembra trasformarsi a tratti, sullo sfondo di terribili eventi storici, in una di quelle sue lontane e indomabili ragazze che osservano la vita con lo stupore e la curiosità della giovinezza». Luigi Forte
«Perdersi è un libro politico perché ha il coraggio di addentrarsi in quella frattura tra l’ideologia e la verità più umana, e profonda». Valentina Pigmei
«Bosc adagia il lettore in un mondo immaginario attraverso il sortilegio di una prosa dall'incanto lento». La recensione di Matteo Rucco.
Nella Giornata internazionale della donna Solo Libri consiglia “Le nostre teste audaci” di Louisa May Alcott.
«Il mago Maugraby è un romanzo fiabesco sui limiti della condizione umana e le sue contraddizioni». La recensione di Teresa D'Aniello.
«Nella scrittura di David Bosc c'è qualcosa di indefinito, un filo invisibile che rende "Il passo della mezza luna" un romanzo dove le coordinate spazio temporali si sono disperse».La recensione di Maria Anna Patti.
«Il diario coglie gli eventi nel loro farsi, è scrittura immediata che diventa vita». La riflessione di Andrea Cabasso sulla fenomenologia del diario di Ernaux.
Mahashima accostata a “Le città invisibili” di Calvino. Il nuovo romanzo post-apocalittico di Bosc recensito da Alessio Torino
«“Il caso Deruga” non è solo un giallo, ma un romanzo a sfondo sfociale di grande attualità». La recensione di Teresa D'Aniello.
«Una prosa diluita in un costrutto che nella perfezione stilistica ci invita a guardare nel fondo di ciò che non è ma resta indelebile sulla pelle». Maria Anna Patti
«Un viaggio nella memoria e nella narrazione, che unisce i ricordi, il tempo, i gesti, i momenti vissuti intensamente per non perdere niente della vita». Donato Bevilacqua
«Annie Ernaux cerca una riabilitazione, un modo per affermare la sua libertà di donna. Ancora una volta l'autrice si svela con quella verve narrativa che è spoliazione assoluta». Maria Anna Patti
«Instancabile nella sua creatività narrativa, Hoffmann coglie con possente realismo e con scatenata fantasia la realtà che lo circonda, ma è sempre ossessionato da ciò che sfiora, con passione ed orrore, il delirio». Claudio Magris
«In La femminilità, una trappola De Beauvoir ha a cuore la contemporaneità. È interessata a comprenderla e a spingere gli altri a fare lo stesso, per arrivare alle radici delle questioni che attanagliano tutti».
«Attraverso queste lettere possiamo avvicinarsi al suo pensiero isolato, ai suoi scritti e alle sue opere, non senza assaporare l’aspro sarcasmo di questo irragionevole eretico». Marianna Zito
«Vi ritroverete in Annie, nella sua nudità, nel suo grido, nel suo vuoto, uno spazio immenso per costruire l’incanto del piacere silenzioso e carnale». Tiziana Pasetti
«Il suicidio strappa il velo di Maya rivelando la solitudine che si annida nella vita di ciascuno di noi, solitudine che lo scrittore riconosce come causa dell’infelicità, malattia del nostro tempo». Lisa Bentini
«Una dolente e luminosa riflessione sull’insensatezza dell’umano di fronte all’incapacità di scorgere una direzione comune e condivisa». Alice Pisu
«È elogio sublime – primo e primordiale – della contraddizione, mappatura delle esperienze paradossali che qualificano l’esistenza claudicante di ciascuno di noi». Martina Morìn
«Come spesso le capita, Marina si lascia andare a iperboliche dichiarazioni d’amore e a riflessioni sulla poesia; scrive quasi senza prender fiato, si entusiasma in un modo che sembra eccessivo, anche se, come ha scritto Ariadna di sua madre, l’eccesso per un poeta non è che la sua condizione naturale». Valeria Bottone
«La fine di una storia d’amore senza un ultimo saluto corrisponde a un lutto che non può essere metabolizzato senza un corpo da adorare». Cristina Mosca
«Forse è proprio l’oceano il luogo dell’incontro, lo spazio mistico della presenza-assenza, dove si annulla il confine estremo tra morte e vita». Alice Figini
«Queste pagine sono un concentrato di metaletteratura, un’interrogazione costante e coerente il giusto sull’essenza dello scrivere». Gilda Policastro
«Un racconto secco e spietato in cui l'amore è totalmente assente, e fare da padrone è il desiderio, il sesso». Liana Messina
«Una chiave di lettura per interpretare le tensioni belliche che contraddistinguono la nostra epoca». Alice Figini
«Una lettura breve, ma utile per avvicinarsi a una delle voci più belle e malinconiche di Russia». Sara Pizzale
«La sublime descrizione dei corpi e l'esaudirsi del desiderio si compie in Perdersi in maniera peculiare». Matteo Moca
«La letteratura diventa e viene usata come gioco anche nella vita quotidiana, creando le basi per l’incantevole mondo di Alice». Martina Testa