«Ogni volta che ci si riavvicina alla prosa poetica di questo autore visionario, si è comunque catturati da una sorta di incantamento, da una malia della lingua che ci spinge ad andare avanti». Attilio Scarpellini
«Ernaux non nasconde niente di questo desiderio che porta con sé molta crudezza e oscurità, qualcosa che assomiglia a un annullamento». Annalena Benini
«Il dolore si trasforma, per combustione, in una forsennata e ininterrotta scrittura/segno, che condurrà a una pace paradossale. L’arte e la morte, pur essendo opera giovanile, modellata in racconti allucinati, ne è la prima testimonianza». Marco Ercolani
«Perdersi è un romanzo-diario segreto, oscuro, in cui emerge un nocciolo di verità nel continuo scavo della coscienza che l’autrice compie attraverso le parole». Alice Figini
«Ha molto a che fare con la letteratura, questo libro anomalo e bruciante, se è vero che la letteratura dovrebbe mostrare la natura umana così com'è e non come dovrebbe essere». Jonathan Bazzi
«Ma la passione, a volte anche infantile, incorporea, agognata, edulcorata, non conosce le parole ma nutre l’amore e la morte di chi scrive. E questo, una scrittrice, per salvarsi e condannarsi, può decisamente farselo bastare».Sara Annicchiarico
«Un testo che pone riflessioni su un tema controverso, quello del suicidio, mostrando il lato di chi resta e deve fare i conti con i propri demoni». Beatrice Tibaldini
«Un invito a spezzare le catene che ci imprigionano a ciò che gli altri vedono in noi». Maria Anna Patti
«Sebbene il sottotitolo dell’edizione italiana ci avverta che Il caso Deruga è il “romanzo di un processo”, ci azzardiamo a dire che in realtà si tratta di un romanzo attorno a un processo, un romanzo in cui il processo funge da terreno e pretesto per un’indagine sull’animo umano, sulle relazioni sociali e di coppia, sui pregiudizi di genere e di nazionalità». Paolo Banfi
«Uno sperimentalismo sulfureo e variegato attraversa tutto il secondo romanzo di Serio, in una polifonia di voci, di prospettive, di enigmi e falsi letterari che rendono un certo principio mimetico il carattere più esorbitante della sua scrittura». Ludovico Cantisani
«La scrittura è clinica ma tutto ciò parte da un sentimento che è il contrario della freddezza». Annie Ernaux intervistata da Isabella Fava
«La metamorfosi è anche il movimento centrale, l’epicentro di chi vuole raccontare». Christoph Ransmayr intervistato da Alice Figini
«Roca e inquieta la voce della Sherazade di Jacques Cazotte, tra creazioni originali e storie venute da lontano». Luca Scarlini
«La storia di una singola donna diventa la chiave per attraversare la collettività». Roberto Cociancich
«“Una donna” di Annie Ernaux: la madre, la crescita, la società, la morte». Recensione di Miriam Ballerini
«Cazotte crea mondi e narrazioni fantastici, ma possibili, dando nuovamente voce alla leggenda e al mito». Sara Catalano
«Ferdinand Grimm ha portato avanti il suo lavoro con dedizione nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare e l’odioso pregiudizio nei suoi confronti». Sara Cabitta
«Nawrat fa passeggiare il suo protagonista per la città, per scoprirla, capirla, introiettarla, aiutandolo a conoscere se stesso, la Storia e le storie delle persone che incontra». Chiara Bianchi
«Oskamp lascia che la Storia e le storie entrino dalla porta a vetri dello studio di estetica presso cui lavora». Chiara Bianchi
«In questo libro troviamo l’intensità del folklore popolare unito ai miti di fondazione, alle epiche classiche, sapientemente mescolati ai destini comuni di uomini e donne, alle loro lotte, ai loro sogni, che si intrecciano in racconti corali». Elena Torre
«Con una scrittura lieve e precisa, racconta la sua Berlino malinconica, un nido di voci nostalgiche». Serena Votano
«Il libro è certamente di grande interesse e andrebbe letto anche alla luce degli odierni eventi bellici che ancora una volta contrappongono Est e Ovest». Giovanni Graziano Manca