«Il caso Deruga è fresco nella sua capacità di cogliere le psicologie, è geniale nell’intuizione del giallo giudiziario, è interessante da leggere». Valeria Palumbo
«Matthias Nawrat appartiene a quella schiera di narratori i quali, memori della scrittura onirica di W.G. Sebald, aspirano cogliere i riverberi del passato costruendo una temporalità sfumata e sfuggente». Riccardo Cenci
«Rimasto inedito in Italia per un secolo intero, Prigione testimonia l'urgenza di non rassegnarsi davanti a restrizioni che vorrebbero intaccare la nostra nuda essenza». Cristiana Saporito
«René Barjavel è uno scrittore più di oggi che di ieri. Il suo romanzo legge i nostri abissi che viviamo quotidianamente, sta tutto nelle macerie che lasciamo dopo il nostro passaggio». Nicola Vacca
«Anche l'amore è fantascienza». Su Il Venerdì Angelo Molica Franco racconta Tarendol di René Barjavel.
«Sono storie divertentissime e talvolta struggenti, da cui traspare il grande divertimento dell’autrice, ma anche una grande misericordia nei confronti delle varie voci che si alternano». Claudio Bagnasco
«Le scelte di un uomo che, «tra casa e bottega» (soprattutto bottega), ha ridefinito le coordinate della nostra lingua». Tamara Baris
«Il libro di Pajak spicca per la sua capacità di condurci in territori desolati, in un mondo al limitare del crepuscolo, apparentato con la follia». Riccardo Cenci
«La realtà che Ransmayr ci fa conoscere non è la somma dei suoi oggetti, ma una fitta e intima interconnessione che ci coinvolge e ci dà significato». Carlo Crosato
«Inseguo i reietti. Come Van Gogh, il più grande fallito della storia dell’arte». Davide Brullo dialoga con Frédéric Pajak
«Mai come in questa pittura la retorica degli ultimi, degli appestati, degli esclusi trova una manifestazione definitiva e autentica». Michele Lupo
«Questo romanzo berlinese è un miscuglio ordinato di voci nostalgiche che ci ricordano cosa vuol dire “casa”, e come si fa a tornarci». Sara Catalano
«Nel romanzo di Étienne Kern un sarto volante tra amore e paracadute». La recensione su Libri & notizie.
«L'autrice indaga il rapporto tra passato, presente e futuro, ancora una volta al di là della convenzione e del già detto».
«Un romanzo corale che, con grande intensità narrativa, indaga l’interiorità del singolo e la complessità del rapporto fra l’Est e l’Ovest dell’Europa». Milo Salso
«Un libro sulla memoria, che può essere così profonda da rendere il senso di colpa insopportabile». Nico Bleutgle
«È come se Katja, accogliendone le narrazioni dei suoi clienti, non solo abbia potuto apprendere in quanti modi diversi si possa affrontare l’esistenza, e quanto sia paradossale giudicare gli altrui comportamenti in base alla propria morale». Claudio Bagnasco
«Un romanzo malinconico da cui trapelano esistenze in transito, incertezze che si fanno stili di vita». Cristina Taglietti
«Un ottimo viatico per provare a osservare la vita e l'opera di Manzoni da un punto di vista differente». Matteo Moca
«Matthias Nawrat, con grande ambizione, tenta di catturare la malinconia propria di quei vicoli senza più geografia». Alessandro Campaiola
«Un volume eterogeneo quanto rappresentativo del talento, dell’intelligenza e dell’ampiezza contenutistica di Ransmayr». Mauro Maraschi
«Il collage delle storie ha anche la funzione di perfezionare un affresco storico di un quartiere che, fra gentrificazione e trasformazioni, accoglie in contemporanea strati differenti della grande Storia, inclusi gli individui che tutt’oggi continuano nel non riuscire a integrarsi». Lamberto Santuccio
«Nelle pagine di Pajak ritroveremo Van Gogh e la sua pazzia molto speciale, l’uomo che crede nel profondo, nell’arte e in quella potenza indecifrabile nella quale il mondo creato e il mondo della creazione si fondono in un tutt’uno». Nicola Vacca
«Si tratta di storie sotto gli occhi, sopra la pelle, dentro le mani di tutti, ma ciò che le rende uniche è il linguaggio della narratrice tedesca, idioma dell’ascolto e dell’esistenza». Salvatore Marrazzo
«È un libro sull’assenza di Van Gogh, sulla sua vita vissuta per interposta persona, sulle sue identificazioni». Filippo Tuena
«Con la sensibilità e l’abilità di scrittrice, Katja riesce a condensare in poche pagine dei ritratti teneri e folgoranti». Pina Bertoli
«Se la bellezza del mondo è racchiusa nel breve spazio di un’unghia». La recensione di Eva Luna Mascolino
«Il salone di bellezza diventa la metafora della condizione umana letta e vissuta attraverso le vite pulviscolari di persone che hanno un bisogno umano di essere ascoltate». Nicola Vacca